Dante e la divina

Nel mezzo di cammin di nostra vita,
mi ritrovai nel culo una matita.
Ahi che gioia,
ahi che dolor
era una carioca dodici color.

Esta selva m'incula si' forte
tanto e' duro che poco e' piu' morte.
Ma per dir del pen che vi beccai
mai potro' scordar quel che provai. 
Tant'era nero lo mio culo a quel punto
che parea un orango m'avesse smunto.

La ove terminaa quel grosso bel fallo
li' sovvemmi un nero crudo callo
che' esto orango facemmi molto mallo.
Tal si ergea si' grosso e bello,
che pareami la torre di un castello.

Una lonza vidi,
caddi supino,
mi disse: "Ma quanto sei cretino".
Venne la lupa,
di paura ancor tremo,
mi disse: "Ma quanto sei scemo".

Mi si avvicino' una figura umana,
mi disse: "Tua madre fa la puttana".
Ribattei io, con voce rotta,
"La tua fa la mignotta".
L'uomo indico', la' verso il ruscello,
e nel mentre mi tocco' l'uccello.

Diss'io: "Sei grosso come un bastione".
Rispuosemi ello: "No, sono un ricchione".

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