Parco Nazionale della Sila
L'intero territorio
del Parco nella provincia di Cosenza, fa parte dell'altipiano della
Sila nella zona meglio identificata con il nome di "Sila Grande".
Esso si svolge nella parte compresa fra i versanti in destra del fiume
Trionto e quelli in sinistra del fiume Neto. Il territorio assume una
forma quadrangolare e confina a Nord con la SS 177 da Cava di Melis
a Monte Altare, a Cozzo del Pupatolo, a Monte Sordillo; ad Est con i
terreni privati di Cerviolo, di Serra Castagna e con il fiume Lese;
a Sud con il fiume Neto, il vallocello di Farfari e l'antica strada
dei Casali per Macchialonga; ad Ovest con le località Pietra
Bianca, Cupone e il Lago Cecita
Altitudine: massima metri 1708 s.l.m. (Monte Pettinascura) minima
metri 1156 s.l.m. ( Località Cupone)
Estensione: 7.002 ettari
Nel territorio del
Parco, la fauna è varia ed abbondante. Tra i mammiferi, il lupo
è certamente quello più rappresentativo. Questo poderoso
carnivoro, considerato un tempo il terrore dei pastori per le stragi
di greggi che compiva, ridotto negli anni '60 a pochi esemplari, oggi,
grazie all'accurata protezione del territorio del Parco, è ricomparso
in buon numero tanto da sperare nel ripristino di quella particolare
catena alimentare che lo vede al vertice come carnivoro. Cervi e caprioli
sono le sue vittime preferite che a seguito di oculati progetti di reintroduzione,
oggi si sono diffusi per tutto l'altipiano Silano.Ben rappresentata
è la volpe così come il tasso, la lepre, il gatto selvatico,
lo scoiattolo, il ghiro ,la faina, la puzzola, ecc. Tra gli uccelli,
i rapaci rivestono un particolare interesse. I falconidi che nidificano
nel parco sono discretamente numerosi. Tra essi ricordiamo: la poiana,
l'astore, lo sparviere, il gheppio, ecc. Tra i Piciformi è presente
anche il rarissimo picchio nero che vive in strettissime aree di foresta
silana, molto vecchie e poco antropizzate. Il suo areale trova in Sila
la punta più meridionale d'Europa.
Le zone umide sono frequentate da diversi uccelli acquatici e in particolare
dal germano reale. Tra i rettili si ricorda la temibile vipera, presente
nel parco con tre fenotipi, a dorso grigiastro, a dorso scuro e ventre
chiaro e quello completamente nero detto "melanotico". Tra
la fauna ittica, si ricorda infine la trota fario. Questo magnifico
salmonide, tanto predato, sta man mano riportando il suo popolamento
a dimensioni equilibrate.
Come visitare larea:
Per chi arriva dal versante tirrenico:Il parco si raggiunge dallautostrada
A3 (Salerno/Reggio Calabria), uscita Cosenza ( sud o nord) e si prosegue
per Camigliatello Silano sulla SS 107 (Silana Crotonese). Da
Camigliatello, ci si immette sulla SS 177 per Longobucco e dopo avere
percorso circa 12 Km si arriva in località "Cupone",
cuore del Parco.
Per chi arriva dal versante ionico:Dalla SS 106, nei pressi di Crotrone,
si imbocca la SS 107 fino a Camigliatello. Da Camigliatello, ci si immette
sulla SS 177 per Longobucco e dopo avere percorso circa 12 Km si arriva
in località "Cupone", cuore del Parco. Larea
e le strutture del Parco sono aperte al pubblico e non sono necessari
permessi per la visita.
E al servizio dei visitatori un Ufficio Informazioni posto in
loc. Cuponello.
Nelle ore dufficio si possono contattare:
Comando Stazione
Forestale di Cupone (Camigliatello Silano) telefono 0984579757;
Direzione Parco
Gestione Ex A.S.F.D. Ufficio Amministrazione di Cosenza
telefono 098476760.
Servizi per i visitatori:
Le strutture presenti nel Parco hanno funzione didattico-educativa.
In particolare, in località Cupone si può visitare IL
museo naturalistico, IL giardino geologico, lorto botanico e il
sentiero didattico/naturalistico, meta frequente di centinaia di scolaresche
e gruppi organizzati. Le scuole e i gruppi che facciano almeno 7 giorni
prima della visita, richiesta di "visita guidata", potranno
venire accompagnate dagli interpreti naturalistici del CFS. Le richieste
vanno inoltrate, anche a mezzo fax a: Gestione Beni Ex A.S.F.D.
Corpo Forestale dello Stato Viale della Repubblica, 26 - 87100
Cosenza-. Nel territorio del Parco esiste una rete di sentieri naturalistici
che lo percorrono nelle sue caratteristiche peculiari. Più precisamente
i sentieri segnalati sono in numero di 10 ed hanno accesso vario. Gli
escursionisti possono richiedere gratuitamente alla Direzione del Parco
la cartina dei sentieri che fornisce tutte le indicazioni utili per
una facile e interessante escursione. Per favorire la
sosta dei visitatori esistono tre are pic-nic dotate di tavoli, panche,
punti cottura e punti raccolta rifiuti. Esse sono ubicate, rispettivamente,
nelle località: "Cupone", "Fossiata" e "Cerviolo".
Riferimenti: Corpo
Forestale dello Stato - Ufficio Amministrazione di Cosenza telefono
098476760.
Per ulteriori informazioni
visitare il sito:
www.parks.it/parco.nazionale.calabria/
Aieta
Aieta fu certamente
uno dei più antichi feudi della Calabria.
I suoi fondatori furono senza dubbio cittadini provenienti dall'antica
Blanda Iulia, che per sottrarsi alle incursioni dei Saraceni, si ritirarono
sulle colline all'interno. Secondo la tradizione, il primo abitato sorse
sul monte Calamaro, che è quasi inaccessibile.
Successivamente, fu trasferito nella sede attuale e si sviluppò
intorno alla chiesetta di San Nicola, di rito greco.
I primi Signori, furono normanni;il feudo passò poi ai Loria, ai
"de Montibus" , ai Carafa ed altri Signori.
Divenne infine dominio dei Martirano che si fermarono stabilmente ad Aieta
dal 1535 al 1571, e dei Cosentino che nel 17667 lo vendettero ai Principi
Spinelli di Scalea.
Da vedere, il palazzo feudale del XIII secolo, restaurato e ampliato dai
Casentino, con la meravigliosa facciata rinascimentale e con l'arioso
loggiato a cinque archi poggianti su colonne toscane sulle quali è
scolpito lo stemma dei Casentino, con leone rampante su albero a sinistra.
E' opera d' architetti toscani ed è considerata la costruzione
cinquecentesca meglio conservata in tutta l'Italia Meridionale.
La chiesa parrocchiale della Visitazione, in cui si trova il dipinto ad
olio su tavola raffigurante la Madonna del Carmine di Dick Hendrcksz.
Interessanti, infine, artistici portali di pietra del '700 e dell'800,
opera di bravi scalpellini locali.
Aieta si trova sulla
costa dell'alto Tirreno Cosentino al confine con la Basilicata. Si raggiunge
da Praia a Mare percorrendo una distanza di 10 Km lungo una strada molto
panoramica dalla quale si può cogliere, tutta la vista del golfo
di Policastro.
Come si arriva
In auto da Nord:Autostrada A3 direzione Roma - Napoli - Salerno - Reggio
Calabria Uscita Lagonegro Nord-Maratea seguire indicazioni per Praia a
Mare quindi indicazioni Aieta
In auto da Sud:Autostrada
A3 direzione Salerno Uscita Falerna e proseguire sulla S.S.18 seguireIndicazioni
per Praia a Mare quindi indicazioni Aieta.
Belvedere Marittimo
Belvedere è
d' origini certamente antichissime, ma gli storici sono assai discordanti
fra di loro.
La tesi più ricorrente comunque la ricollega a Skidro subcolonia
di Sibari.
Il centro che oggi si chiama Belvedere si può tranquillamente far
risalire al XII secolo. Ruggero il Normanno vi fece costruire il famoso
castello (oggi in ottime condizioni), in seguito ricostruito e rifatto,
intorno al quale ruota tutta la storia di questo paese e che per questo
n'è divenuto il simbolo concreto.
A Belvedere sono nati San Daniele, il francescano che affrontò
il martirio a Ceuta e Cecco Pisano, uno degli artefici della vittoria
di Lepanto.
La Marina di Belvedere Marittimo è lungo la costa.Il centro storico
dista 2 Km dalla superstrada. Da vedere: Il castello (oggi di proprietà
degli Spinelli ) è di origini Normanne con rifacimenti del periodo
aragonese (secolo XV ).Conserva 2 torri cilindriche e parte del ponte
levatolo. Nella chiesa del Crocifissosi trova un Crocifisso ligneo del
600 a tutto tondo a figura intera. Il convento dei Cappuccini di sobria
architettura del primo periodo barocco conserva dipinti, sculture e intagli
in legno del 600-700.
Interessante la chiesa del Rosario di Pompei ( Marina di Belvedere ) che
è l'unica chiesa in ceramica della Calabria. Feste e tradizioni:
Festa di San Daniele (patrono) 13 ottobre; festa della Madonna delle Grazie
(compatrona) 1 e 2 luglio.
Link:
www.comune.belvedere-marittimo.cs.it
Buonvicino
Buonvicino sorse dall'unione dei casali di Tripidone, Salvato e Trigiano
che era abitato certamente fin da epoca antica; la fusione avvenne comunque
nella seconda metà del XIV secolo.
Nel 1487 Buonvicino apparteneva a Girolamo Sanseverino, principe di Bisognano.Da
allora, attraverso gli anni, appartenne ai Sersale, ai de Paola, ai Cavalcanti
e infine ai Valente fino al 1881.
A Buonvicino visse e operò San Ciriaco, nel monastero di Santa
Maria del Padre, fondato nella vallata del Corvino verso la metà
del 9° secolo.
Non esistono dati precisi per datare la vita del Santo, ma quasi certamente
egli visse fra il 950 e il 1050.
"Cittadino" famoso di Buonvicino è l'illustre gastronomo
Ippolito Cavalcanti che morì nel 1860,
Da vedere l'interno della chiesa parrocchiale, che conserva frammenti
architettonici del tardo 500.
Pugnoli in ferro, muri, cocci e ossa sono stati ritrovati nei villaggi
di Tripidone, Salvato e Trigiano, ma sono andati perdute o sono conservati
in case private. Stupenda la passeggiata fino alla collina dove sorge
il Santuario della Madonna della Neve. Dall' alto si domina un panorama
unico. Dalla piazza del paese si vede domina tutta la vallata che è
assai fertile. Interessante anche lo sperone roccioso detto "Zaccano"
che pende sull'abitato.
San Ciriaco di Buonvicino
A causa della persecuzione iconoclastica, iniziata nel 726 e che durerà
116 anni, i monaci dell'ordine di San Basilio, i cosiddetti Basiliani,
furono costretti a fuggire dall'oriente ed a rifugiarsi in Sicilia.
Quando la Sicilia fu occupata dagli Arabi, raggiunsero la Calabria, dominio
Bizantino.
Lungo la valle del Corvino, I Basiliani si fermarono alla confluenza del
Fiumicello, nel territorio della Buonvicino d'oggi, dove formarono la
loro prima comunità.
Fondamentale fu l'opera di questi Brasiliani, che costruirono qui i loro
monasteri, svolsero grandiosa opera d'assistenza verso la gente del posto,
furono propulsori di cultura e vita religiosa.
Con l'abate Ciriaco, che divenne igumeno di tutta l'eparchia del Merkurion,
il monastero basiliano di Buonvicino, raggiunse il massimo apogeo.
Con lo scisma greco del 1054, la chiesa greca e quella latina si separarono
e fu la fine dei monasteri brasiliani.
Non è possibile qui esaminare tutte le vicende storiche, ma è
certamente vero quello che scrive lo storico Francesco Casella:"San
Ciriaco è stato un dono di Dio e Buonvicino un dono di San Ciriaco.
Senza di lui dubbia sarebbe stata la genesi di questo paese o comunque
con una storia diversa.
Diversa ma non certamente migliore".
Grisolia e Maierà
Sono due comuni di origine medioevale
distanti fra loro poche centinaia di metri ma solo in linea d'aria perchè
divisi da un inaccessibile vallone al centro del quale passa il torrente
Vaccuta. Entrambi i paesi furono costruiti sullo strapiombo proprio per
difendersi dalle escursioni piratesche. Paesi da sempre poveri hanno vissuto
la terribile piaga dll'emigrazione svuotandosi sempre di più di abitanti.
Maierà conserva ancora intatto il palazzo feudale. A Grisoloia nella
Chiesa delle Grazie sono custodite una croce del 400 laminata in argento,
il battistero in legno del 1700 e due statue lignee. A Maierà una
occasione per visitarla è il 16 luglio, festa della Madonna del Carmine.
A Grisolia le feste patronali si svolgono il 12 giugno e il 15 e il 16 agosto.
Orsomarso
Prima di arrivare in paese osservate tutta la natura che vi è attorno.
E' veramente qualcosa di unico e particolare. Il ponte sul fiume argentino
è meraviglioso e sosta di turisti.
Non entrate subito nel paese, costeggiate la strada parallela al fiume
e proseguite. Certo se lo fate a piedi è meglio, lasciando l'auto
all'inizio del paese; ma se proprio non ne potete fare a meno continuate
fino a quando la strada finisce in un largo spiazzo dove è stata
aperta una trattoria. Da quì se volete continuare per il fiume
dovete per forza proseguire a piedi.
Non vi consiglio di venire in questo posto a ferragosto, è pienissimo
di gente che frigge pesce vicino al fiume e ascolta musica ad alto volume
disturbando tutto e tutti. Salite a Orsomarso nei giorni non di festa
e vi godrete una giornata indimenticabile. Nel paese visitate la chiesa
parrocchiale dove all'interno vi sono degli affreschi del trecento. Nella
chiesa del Salvatore potrete vedere una tela che è stata attribuita
a Luca Giordano.
Cose da vedere
Nel paese visitate la chiesa parrocchiale dove all'interno vi sono degli
affreschi del trecento.
Nella chiesa del Salvatore potrete vedere una tela che è stata
attribuita a Luca Giordano.
Parco del Pollino
Il Parco Nazionale del Pollino è pronto ad ospitarvi per questa
calda estate 2002, invitandovi a visitare le sue aree protette e le sue
cime dalle quali poter ammirare il mare Tirreno e il mar Jonio che si
trova lì a due passi. Mare e Montagna, tutto questo è possibile
visitando il Parco Nazionale del Pollino. Per altre informazioni visitare
il sito
www.parcodelpollino.it
Papasidero (10.000 anni fa)
La grotta del Romito a Papasidero è certamente una delle cose interessanti
che ci sono sulla riviera dei cedri.
Per l'escursione ci vogliono almeno 4 ore.
Bisogna innanzi tutto arrivare a Scalea, entrare nel paese e seguire le
indicazioni per Papasidero.
Qui si ci può fermare un po', prima di proseguire in direzione
di Mormanno. Dopo circa 9 km, in località bivio della vena, c'è
sulla sinistra una stradella sterrata all'inizio della quale un cartello
indica che si tratta della via d'accesso alla grotta. Ancora un po' e
c'è una cascina. Chiedere lì del Sig. Umberto Cersosimo
un simpatico e ospitale vecchietto proprietario della grotta, che sarà
felice da fare da guida.
La cosa più bella da vedere è il graffito del bue. La figura
, lunga circa 1m e 20cm, è incisa su di un ,masso di 2m e 50 cm
di lunghezza, inclinato di 45 °. Il disegno, di proporzioni perfette,
è eseguito con tratto sicuro. Le corna, viste ambedue di lato,
sono proiettate in avanti ed hanno il profilo chiuso. Sono rappresentati
con cura alcuni particolari come le narici, la bocca, l'occhio e, appena
accennato l'orecchio. In grande evidenza le pieghe cutanee del collo e
assai accuratamente descritti i piedi fessurati. Un segmento attraversa
la figura dell'animale in corrispondenza dei reni.
Grotta
del romito
La grotta si trova
sulle pendici del Monte Ciagola, nei pressi di Papasidero.
Su un macigno calcareo, posto all'imboccatura della grotta, nel 1961,
venne scoperto un graffito risalente al Paleolitico superiore (12.000-10.000
a.C.).
Esso riproduce la sagoma del Bos primigenius, un bovide estinto, e poco
più in basso, la testa di un altro bovide. La sagoma del toro è
lunga 1,20 m ed è incisa su macigno calcareo di 2,30 m di larghezza.
Vicino al masso, lo stillicidio ha provocato la formazione di una stalagmite
dalla curiosa forma di un cavallo.
Cosa c'è
da vedere
E' veramente impensabile in un piccolo centro come Papasidero trovare
tre chiese, quella di S. Teodoro e di San Constantino, quella di S. Sofia.
Tutte e tre le chiese conservano importanti affreschi e statue lignee
del 300 e del 600. E' da ammirare il piccolo monastero costruito sul fiume
lao sotto un roccione. E' una vera e propria favola, perfettamente conservato,
incastonato come un gioello nella natura circostante conserva all'interno
un prezioso crocifisso del trecento. Fuori da Papasidero si trova il Riparo
del Romito. Una Grotta del periodo paleolitico, tral e più importanti
d'Europa dove esiste un graffito su una grossa pietra raffigurante due
tori.
Praia a
Mare
E una splendida cittadina del Golfo di Policastro, ben collegata con la Ferrovia e lAutostrada
A-3.E uno dei più importanti Centri Turistici, Industriali
e Culturali della Calabria.
Storia
Intorno allanno
Mille Praia a Mare era chiamata Plaga Scavorum (spiaggia degli
Sclavoni) per la presenza di una Colonia di Dalmati. Il territorio è
di: 22,91 Km.q. e conta circa 6.500 abitanti. La festa Patronale si festeggia
il 14 e 15 Agosto in Onore della Madonna della Grotta .
Santa Maria del Cedro
Santa Maria Del Cedro,
conta circa 5000 abitanti. Situata tra Scalea e Cirella a due km dalla
Superstada, bagnata dal fiume Abatemarco si trova a 116 m dal mare. Il
suo territorio, quasi tutto in pianura è di origine alluvionale
e questo lo rende fertile e adatto A colture ortofrutticole. Granparte delleconomia
del paese infatti è basata sulla produzione di ortaggi, olio di
oliva Agrumi, e specialmente cedro. Negli ultimi anni poi si è
sviluppata una notevole attività turistica. La non elevata altitudine
Sul livello del mare, il clima mite e salubre fanno di Santa Maria Del
Cedro uno dei centri Più graditi dai turisti. Santa Maria Del Cedro
nel suo territorio comprende:Marcellina, Destri, Abatemarco, Santandrea,
Foresta. Alcuni di questi sono dei centri abitati ,altre come Granata
e Bordiero, che si trovano ai margini della statale 18 sono diventati
popolosi quartieri turistici.
Storia
Le sue origini risalgono alla metà del XVII secolo, grazie allabbandono
forzato Di Abatemarco in seguito alla distruzione dallomonimo fiume.
Le venne dato il nome di Cipollina, fu prima frazione di Verbicaro ed
in seguito di Grisolia, comune confinante, fino al 1948 quando comprendendo
anche Marcellina divenne comune autonomo. Nel 1955 venne cambiato il nome
da Cipollina a Santa Maria, modificato ancora una volta nel 1968questa
volta definitivamente col nome di Santa Maria Del Cedro per richiamare
limportante ed esclusiva produzione del cedro.
Scalea
Scalea è uno dei paesi più
antichi dell’alto Tirreno Casentino situato a 109 km dal capoluogo
Cosenza, a 25 m. sulla costa tirrenica, alla destra della foce del fiume
LAO e conta circa 10.000 abitanti. Si presenta con le sue
caratteristiche case poste l’una sull’altra che caratterizzano il tipico
borgo medievale costiero predisposto per la difesa dalle incursioni.
Storia
La popolazione di Scalea,che nel secolo XIII era di oltre 5000
abitanti,nei secoli successivi è oscillata tra i 1000 –4000 abitanti,con
punte minime,nei secoli XVI XVII,di circa 300 abitanti. Nel secolo XIII
SCALEA con la fondazione da parte di PIETRO CATHIN del convento
francescano divenne importante centro religioso artistico e culturale.
Nel XIII sec. SCALEA si ribellò e scacciò gli Angioini.Poi resistette
agli innumerevoli attacchi portati dalle truppe fedeli a CARLO D’ANGIO’.
Nel secolo XVII il principe di SCALEA FRANCESCO SPINELLI perse la vita
per respingere l’ attacco del corsaro AMURAT RAIS.Nel nostro secolo
SCALEA subisce vari bombardamenti aereo-navali da parte delle forze
armate ANGLO AMERICANE.
Arte
Nel centro storico le testimonianze dell’architettura medioevale è il
palazzo dei PRINCIPI, il palazzotto normanno detto l Episcopio,la TORRE
TALAO fu costruita nel XVI sec. Faceva parte del sistema difensivo
costiero contro le incursioni dei turchi,voluto da CARLOV.Il sistema di
difesa fù suggerito a CARLO V,da Don Pedro di Toledo, viceré del regno
di Napoli nel 1573.Il centro storico di SCALEA è dominato dai ruderi del
castello che fu costruito dai NORMANNI. La parte bassa del centro
storico è sovrastata dalla imponente struttura della CHIESA di
sotto,dedicata a San. Nicola in Plateis.
Santa Domenica Talao
S. Domenica T. incominciò a formarsi agli inizi del 600, ma già
nel XIV secolo il Principe Ettore Maria Spinelli di Scalea lestate
si recava in questo borgo per godersi il fresco delle colline, e per tal
motivo fu costruita una torre intorno alla quale sorsero modeste abitazioni
di pastori , e una cappella soggetta alla chiesa di Santa Maria di Episcopia
di Scalea e dedicata a Santa Domenica Talao, fu proprio per volere del
principe Spinelli che il borgo divenne casale di Scalea, per poi acquisire
nel 1864 autonomia comunale con il toponimo di Santa Domenica con laggiunta
di Talao che vuol dire al di qua del Laodista circa dieci
Km da Scalea ed è raggiungibile percorrendo la statale 504 per
Mormanno , affacciandosi dalla piazza principale si può ammirare
uno splendido panorama che spazia da Capo Scalea a Capo Cirella.
Ritrovamenti di manufatti risalenti alletà preistorica testimoniano
la presenza delluomo primitivo su questo territorio, mentre alle
pendici della Serra la Limpida sono stati ritrovati reperti
delletà dei metalli ed ancora acquedotti rurali e una fabbrica
antica di laterzi testimoniano presenze in età romana ,Santa Domenica
è un tipico paese Medioevale sviluppatosi intorno alla Chiesa Madre.
Il territorio fa parte del complesso montuoso dei monti di Oromarso e
Verbicaro, si trovano molte località boschive come :Massicelle,
Jarmi , Cerzeto, Prestioli, Bocca a Giarla , Schina a Tratta , presentano
una media difficoltà e possono essere raggiunti anche a piedi.
E ricco anche di sorgenti : Acqua a Cersa, Funtana du Prete, Funatna
di SAndrea , Funtana di Ragazzu , Funtana di Griddu ,Funatan di
Cacchiariuddu , Funatan di Sitta.
San
Nicola Arcella
Sorge in posizione pittoresca
a 110 mt. sul mare, da qui lo sguardo spazia su un panorama di
indicibile bellezza: ampie spiaggie tra antiche torri, piccole baie e
rocce a picco sul mare in cui domina la brillantezza del blu tirrenico.
S. Nicola Arcella si trova ai piedi della Serra La Limpida (1519 mt.),
termine meridionale del monte Sirino, a sud del golfo di Policastro, a 5
km. da Scalea. Storia
Nella riviera calabra di ponente S. Nicola Arcella si concentra su una
rocca (arx in latino) e si affida alla protezione di San Nicola da
Tolentino, venerato fin dal secolo scorso nella chiesa sorta alla fine
del ‘600.
Su questa rocca si rifugiarono i superstiti di Lavinium, la piccola
città romana, sorta dopo la caduta di Laos, nei pressi di Scalea, ed
esposta a continui assalti delle popolazioni interne. Nel ‘400 e ‘500 fu
fondato il centro urbano in zone meno precarie e nel ‘700 fu costruito
Il Castello, simbolo del dominio feudale. Nel 1811 divenne comune
autonomo.
Cosa c'è da visitare
Chiesa parrocchiale
Costruzione di gusto eclettico, opera di maestranze municipali.
Campanile con celletta a pianta quadrata cuspidata. Interno decorato a
stucco. Statue processionale
Arco Magno
Insenatura invitante, un angolo romantico tra rocce ombrose. Nella
sabbia scorrono sorgenti di acqua dolce.
Torre del Saracino
Torre di vedetta costiera, presso Capo Scalea. Costruzione
cinquecentesca facente parte del dispositivo di guardia a difesa
litoranea, contro le incursioni barbaresche.
Chiesa di San Nicola
Ruderi chiesa medievale.
Zona archeologica
Nei pressi dell’abitato, stazioni di superficie risalenti al
Paleolitico. 120-70 a.C.
Tortora
Venendo da nord
e attraversando il fiume Castrocucco, che per un tratto del suo corso
segna il confine tra Basilicata e Calabria, si giunge a Tortora. Da
qui inizia lAlto Tirreno Cosentino con la sua meravigliosa costa
denominata La Riviera dei Cedri, in omaggio alla coltivazione
dei cedri ivi praticata. Le diverse influenze
etniche, il mare stupendo e cristallino, la lussureggiante vegetazione
delle montagne ed il carattere ospitale ed estroverso degli abitanti,
fanno di Tortora un paese incantevole, una meta ideale per trascorrere
un gradevole e rilassante soggiorno. Il suo territorio
è adagiato magnificamente tra il litorale e le montagne, in prossimità
del Parco Nazionale del Pollino, e si divide in due parti:
1- il centro storico(300
m. s.l.m. a 6 km dal mare) di origine medievale. Uno scrigno di arte
e cultura la cui storia aleggia nei suoi stretti vicoli e nelle architetture
dei suoi monumenti.
2- il Lido di Tortora,
più recente. Divenuto un noto centro turistico balneare, grazie
agli eccellenti servizi offerti dalle sue strutture alberghiere, commerciali
e ricreative.
Storia
Tortora
affonda le sue radici nella Preistoria, esattamente nel Paleolitico
Inferiore, come testimoniano i ritrovamenti nel giacimento di Rosaneto,
uno dei più antichi di tutta Italia, e nella grotta di Torre
Nave, prescelta dalluomo primitivo come sede abitativa.
Dal VI-V secolo
a.C. gli Enotri fondarono qui una città di nome Blanda , in seguito(III
sec. a.C.) divenne una colonia greco-romana mutando il nome in Julia
. Fu sottoposta a successive incursioni da parte dei Visigoti, Goti,
Bizantini, Longobardi, Saraceni e Normanni, fino a smembrarsi per dare
origine a diversi borghi. Nel XI-XII secolo d.C. assunse lattuale
nome di Tortora per le favorevoli condizioni di vita che la vallata
offriva allomonimo volatile. Nel corso del Medio
Evo attraversò periodi di dominazione Sveva (Federico II), Angioina
(Carlo DAngiò), e Aragonese (Ferdinando II). Nel 1860 Tortora
ha lonore di ospitare, presso il Palazzo Lo monaco Melazzi, Giuseppe
Garibaldi. Sono nati a Tortora
lo scienziato Francesco De Franceschi (sec. XVI) e i giuriconsulti Giuseppe
e Innocenzo Vitali (sec. XVII).
Archeologia
I siti
archeologici scoperti nel Territorio del comune di Tortora consentono
di ripercorrere la storia del popolamento del paese dallepoca
Preistorica a quella tardo romana.
Nel Rosaneto, in
prossimità della sponda sinistra del fiume Noce, si è
identificato un giacimento allaperto di strumenti preistorici
databili tra i 200.000 ed i 150.000 anni fa.
Nella grotta di
Torre Nave si è accumulato un deposito risalente al Paleolitico
Medio di circa 35.000 anni fa.
Nelle località
Palecastro, San Brancato e Pergolo la soprintendenza Archeologica della
Calabria ha effettuato degli scavi negli anni 1990/99 che hanno portato
alla luce oltre 90 tombe, quasi tutte dotate di ricchi corredi costituiti
da vasellame di pregio e monili in argento, bronzo, ferro ed ambra di
produzione indigena e dimportazione dalle città coloniali
della Magna Grecia e dalla Grecia stessa.
Gran parte di questi
reperti archeologici hanno permesso al comune di Tortora di allestire,
nellAntiquarium di Palazzo Casapesenna, la mostra Archeologia
per Tortora: frammenti dal passato , inaugurata il 18 Aprile 1998
ed ampliata il 7 Aprile 2001.
Verbicaro
Un paese caratteristico.
Un centro storico tra i più articolati e complicati, pieno di
viuzze, vicoletti, scale. Un'architettura popolare e spontanea degna
dei migliori studi. Conviene andare a Verbicaro seguendo il fiume Abatemarco,
è una strada per metà asfaltata e arriva fino allo sorgente
del fiume dove è posta la presa d'acqua dell'acquedotto di Cosenza.
Farla a piedi è la migliore cosa. Nel centro storico del paese
potete vedere il palazzo feudale. Verbicaro ebbe grande importanza nel
periodo feudale ed essendo posto al sicuro dai pirati era già
un grosso centro con circa 5.000 abitanti. Famoso in tutto il mondo
è il vino. Ma certamente vi conviene chiederlo ai privati, che
gelosamente lo conservano nei caratteristici catui, cantine che danno
sulla strada.
Nel mese di agosto si può salire per la sagra del vino, e chi
viene a Pasqua ed è amante delle processioni, famosa è
quella del Venerdì Santo che si svolge per tutta la notte nelle
vie del paese, con i "vattienti" (fedeli che si percuotono
le gambe con dei chiodi fino a farle sanguinare) un rito che si ripete
da secoli.
Storia
Verbicaro
ha avuto vari nomi: dallAprustum dei Bruzi, Vernicaio, a Bernicaro
e Berbicaro dal latino berbicarius cioè luogo di
pastori ed infine Verbicaro. Le sue origini risalgono agli anni intorno
al 1000. Gruppi di pastori e di agricoltori sparsi nella valle si raggrupparono
sulla rocca oggi detta Bonifanti ( dei tre fanciullini facendo
riferimento ad un monastero situato in quella zona ) anche da questo
nome si può attribuire la sua origine, dovuta certamente a degli
insediamenti monastici. Nellarco dei secoli fu feudo, col finir
nel 1806 con i Cavalcanti. Il paese, come tutto il Meridione, fu interessato
al fenomeno del brigantaggio. Una data da ricordare è lagosto
del 1911, in tutta lItalia se ne parlò, vi fu unepidemia
di colera, il popolo si rivoltò contro gli amministratori del
tempo, dovette occuparsene il Governo presieduto da G.Giolitti.
Arte
Il
centro storico è un autentico patrimonio urbanistico, il primo
è più significato documento storico, con testimonianze
di architettura medievale. Chiesa Madonna della Neve costituisce il
più antico monumento storico del paese, dove si trovano degli
affreschi di epoca bizantina, raffiguranti Santi in processione e inoltre
vi è una piccola statua lignea di antica fattura artigianale
raffigurante la Madonna col Bambino in trono. Chiesa S. Maria del Piano
in Assunta, costruita allinizio del 1400. Allinterno possiamo
ammirare varie statue in legno e cartapesta, una tavola dipinta, tele
e due organi lignei. Nella sacrestia sono conservati preziosi paramenti
in seta ed oggetti sacri vari del 500 ed una croce astile del
600. E tante altre opere sono racchiuse nelle varie chiese: S.
Giuseppe (1897); ( 1897 ); Madonna del Carmine ( 1895 ); Sacro Cuore
( 1979 ); Santa Maria la Nova ( 1879 ); Santa Maria di Loreto, origine
medievale e il santuario di S. Francesco di Paola fine 800.