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La Storia di Diamante e Cirella

 

Posizione geografica
Posta al centro della Riviera dei Cedri, Diamante è soprannominata perla del tirreno. La posizione geografica, i suoi circa otto km. di spiaggia dalle variegate combinazioni di sabbia e di colore, nonché il mare cristallino ed i fondali sempre diversi ne fanno una delle mete turistiche della Calabria. Diamante possiede una delle due uniche isole della Calabria, l'isola di Cirella, un piccolo isolotto dalla forma suggestiva e dalla flora selvaggia dove i fondali sono splendidi e regna la Posidonia argentata.
 

Breve storia
Fonti storiografiche diverse documentano insediamenti già dai tempi dei Focesi e dei Romani. Le prime notizie sulla nascita di un vero e proprio nucleo abitato nei luoghi di Diamante risalgono al 1500, allorquando il Principe Sanseverino ordinò la costruzione di una postazione difensiva per contrastare le incursioni saracene. Intorno al torrione dei Sanseverino sorse più tardi una fortificazione del territorio ad opera del principe di Bisignano Tiberio Carafa, padrone dei territori di Belvedere Marittimo e di Diamante già dal 1622. Al termine delle scorribande turche, la popolazione dalle campagne si spostò verso il mare incrementando i traffici commerciali. Successivamente benestanti e commercianti napoletani, amalfitani e salernitani, e nobili famiglie, anche di origine spagnola vi si stabilirono per la posizione e l’amenità del luogo dando vita al centro abitato. Presto Diamante divenne un discreto centro per la pesca e l’agricoltura, grazie alla nutrita flotta e alla produzione del cedro. Le caratteristiche particolari di questo agrume nella sua varietà autoctona denominata cedro liscio di Diamante (di grosso taglio e profumata, destinata in gran parte alla canditura), lo resero unico e conosciutissimo sul mercato mondiale; grazie alla sua massiccia esportazione verso Israele e gli Stati Uniti, dove era usato dalle comunità ebraiche che in occasione della festa dello Sukkot inviavano i propri Rabbini a selezionarlo, il cedro divenne una voce economica consistente del bilancio della comunità. È presente, nella parte antica, la chiesa dell'Immacolata Concezione, costruita ne XVII secolo e restaurata nel 1787 e nel 1880. La decorazione è recente (1954), l'interno comprende una navata unica con una pregevole fonte battesimale e una cappella del Purgatorio.
 

Cirella
La frazione Cirella, attualmente attrezzato centro balneare, è ricca di storia e di reperti che testimoniano l’importanza di questa fiorente città magno greca di nome Cerillae. Insediamenti del Paleolitico superiore sono presenti nel territorio della frazione presso la grotta dello scoglio di San Giovanni. Fu una delle prime città della zona fondata dagli Ausoni e di essa hanno scritto Strabone, Diodoro Siculo e Silio Italico, che afferma essere stata distrutta da Annibale per mezzo del suo generale Annone nel 203 a.C., per la fedeltà dimostrata a Roma. Divenne un centro importante grazie alle esportazioni commerciali tra Roma e la Magna Grecia. Vi sorsero templi e ville romane, di epoca imperiale, le cui vestigia sono ancora visibili. La città fu distrutta e ricostruita numerose volte nel corso dei secoli. La chiesa parrocchiale si S. Maria de Flores contiene un capitello medievale di stile corinzio, adibito a portacero pasquale, un busto legneo della Madonna con Bambino del sec. XIII e opere varie provenienti da una chiesa di Cirella Vecchia. Verso la costa è visibile l'isolotto di Cirella con alla sommità rovine di antiche fortificazioni costruite per prevenire lo sbarco dei mori. Guardando in alto verso l'interno, su una altura, si scorgono le rovine di Cirella vecchia distrutta dalla flotta francese nel 1806. Sono interessanti in questo sito, oltre al bellissimo panorama, le rovine di un castello ed i resti di una chiesa con campanile romanico e residui di affreschi. Alle pendice del colle sono state rinvenute varie necropoli oltre al più noto Mausoleo di Cirella, una tomba monumentale di età romana poi adibita a edificio di culto cristiano per divenire successivamente deposito di prodotti agricoli.

Cultura
Diamante è conosciuta anche come la città dei murales, dai numerosi dipinti che si possono ammirare passeggiando per i vicoli della cittadina. Sono infatti oltre 150 le opere d'arte dipinte sui muri del centro storico e della frazione Cirella, realizzate a partire dal 1981 da pittori ed artisti di fama internazionale. Matilde Serao e Gabriele d'Annunzio, sono tra i tanti letterati che hanno rivolto la loro attenzione a quella che hanno definito la perla del tirreno.

Murales
Poeti, scrittori, giornalisti, storici e rivoluzionari hanno lasciato la loro firma o un loro verso sui muri della città. Diamante è il museo all'aperto più grande d'Italia e tra i più grandi del mondo.
 

Filosofia
A Diamante si tengono seminari di filosofia organizzati dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, grazie alla collaborazione dello scrittore diamantese Nuccio Ordine, docente di Letteratura italiana presso l'Università della Calabria e tra i maggiori studiosi della figura e dell'opera del filosofo Giordano Bruno.
 

Cedro
Il cedro è il prodotto tradizionale della riviera dei cedri di cui Diamante è il principale centro. Il liquore al cedro viene prodotto localmente in modo artigianale e ottenuto per l'infusione della corteccia. Vi si produce inoltre il cedro candito, ottenuto da un complesso procedimento di salamoia. Si possono assaggiare i "panicilli", acini di uvetta aromatizzata avvolti nelle foglie del cedro, legati con un giunco e infornati, che anche Gabriele D'annunzio definiva un'autentica delizia.
 

Peperoncino
Altro prodotto tipicamente legato alla gastronomia calabrese è il peperoncino, al quale a Diamante dal 1992 è dedicata una manifestazione annuale denominata Peperoncino Festival.

Specialità Culinarie

Sono ottime le specialità locali a base di pesce, come le pitticelle di rosamarina, deliziose frittelle a base di bianchetto, la rosamarina con il pepe, il cosiddetto caviale dei poveri, e le alici conservate sotto sale e peperoncino in recipienti di creta detti cugnitti; questi e ulteriori esperimenti gastronomia si potranno apprezzare presso i ristoranti diamantesi.

Come Arrivare
Provenendo da nord percorrere l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria fino all'uscita di Lagonegro nord; da qui imboccare la SS 585 che conduce sulla costa tirrenica e che si immette sulla SS 18 tirrenica verso sud, fino a Diamante. Provenendo da sud o dall'aeroporto di Lamezia Terme, percorrere la A3 fino all'uscita di Falerna, quindi imboccare la SS 18 tirrenica verso nord per 90 km circa fino a Diamante. L'alternativa è la statale 504 che dall'uscita di Mormanno-Scalea conduce fino alla statale 18. Si allunga non di poco e soprattutto la strada non è propriamente agevole, ma si possono godere alcuni degli scorci più belli della valle del Lao. Ci si può arrivare agevolmente anche in treno, essendovi la omonima stazione ferroviaria sulla direttrice Napoli-Reggio Calabria.


Festival del Peperoncino
"Festival del peperoncino" o "Peperoncino Festival", rassegna culturale e gastronomica che ha luogo a Diamante sin dal 1992. Il festival è stato ideato dal giornalista Enzo Monaco in occasione del cinquecentenario della scoperta delle Americhe, evento che ha dato inizio all'importazione in Europa del peperoncino, comunemente utilizzata nella cucina calabrese.
La manifestazione si svolge solitamente nei primi giorni di settembre e dura circa una settimana, nella quale si svolgono le degustazioni della mostra "Mangiare Mediterraneo", i "Laboratori piccanti", le mostre, il cabaret, la "Rassegna del cinema piccante", la presentazione di libri, la premiazione della migliore tesi di laurea sul peperoncino e anche convegni medici. A Diamante ha inoltre sede l'"Accademia italiana del peperoncino" che conta migliaia di associati in tutto il mondo.

 

Film a Diamante
Diamante è spesso scelta come location per films cinematografici, fiction e programmi televisivi. Tra i lungometraggi ricordiamo:
* L'abbuffata , recente film del regista Mimmo Calopresti con Gérard Depardieu, Diego Abatantuono e Nino Frassica
* Ma l'amore si , di Tonino Zangardi e Marco Costa con Anna Maria Barbera, Elena Bouryka e Gianni Pellegrino
* Per sempre , di Alessandro Di Robilant su soggetto di Maurizio Costanzo con Giancarlo Giannini e Francesca Neri


Diamante Ciclistica
Diamante, per due volte, è stata scelta come sede di tappa del Giro d'Italia. Il 20 maggio del 1982 il pluricampione Francesco Moser si aggiudicava al fotofinish, sul lungomare della cittadina, la 7.ma tappa dell'edizione n° 65 del giro di 226 km, partita da Castellammare di Stabia, conquistando la maglia rosa. Più recentemente, da Diamante è partita, il 10 maggio 2005, la 3.za tappa dell' 88° edizione del giro, con destinazione Giffoni-Valle Piana, dopo 210 km di gara.


Perla del tirreno come la definì Matilde Serao...
Un promontorio roccioso, incuneato in un mare aperto e sempre azzurro.
Nel retroterra si estendono colline verdi di vigne, di uliveti, di agrumi.
Comune in provincia di Cosenza che vive di pesca, di agricoltura, di commercio e soprattutto di turismo. Con circa 5.000 abitanti, dove nei mesi estivi supera le 50.000 presenze. Situata sulla costa della riviera dei cedri è anche conosciuta come la città dei murales, caratterizzata dai numerosissimi dipinti che si possono ammirare passeggiando per le strade interne del paese. Lambita dal mare e protetta dalle montagne, con i suoi otto km di costa, nonché il mare cristallino ne fanno una delle principali mete turistiche della Calabria. Diamante possiede una delle due isole della Calabria, l'isola di Cirella, una piccola isola caratterizzata dalla flora selvaggia, divenuta ultimamente parco marino della riviera dei cedri
A Diamante ha sede l'Accademia italiana del peperoncino, che organizza nel mese di Settembre il famosissimo Festival del Peperoncino, con rassegne di cinema, arte, cultura, satira, musica, folklore e gastronomia. Ottime le specialità locali a base di pesce, come ad esempio le pitticelle di rosamarina, deliziose frittelle a base di bianchetto, la rosamarina con il pepe, e le alici salate nei "ugnitti". Nei ristoranti locali si possono gustare tutti questi prodotti. Inoltre con il cedro: gelati, granite e liquore
diamante
 

Origini
La città di Diamante ha appena quattro secoli di vita. Fu chiamata così perchè forse le acque del torrente Corvino trasportavano un minerale luminoso e lucente come le facce di un diamante. Nel suo entroterra si elevano i ruderi dell'antica Cerillae (Cirella), una colonia sorta a seguito dell'emigrazione dei Focesi. La città fu distrutta da Annibale, risorgendo successivamente e diventando fiorente. Si possono ammirare i resti dell'enodotto che veniva utilizzato per riempire le cisterne dei Cesari col rinomato vino. Cirella venne poi distrutta ancora nell'850 dai Saraceni. La torre di guardia posta sull'isola fu costruita alla fine del secolo XVI. Le origini di Diamante risalgono alla prima metà del 1600 con la costruzione di un "palagio" in località Torrione per volere del principe Tiberio Carafa da Belveder e successivamente all'esodo da Buonvicino di famiglie che si rifugiarono dopo le rivoluzioni popolari della metà del secolo XVII a causa delle pressioni dei De Paola che signoreggiavano Buonvicino
 

I numeri di Diamante
* Abitanti : 5091 (fonte istat 2001)
* Nome abitanti : diamantesi o adamantini
* Stato: Italia
* Regione: Calabria
* Provincia: Cosenza
* Coordinate: Latitudine: 39° 41' 0'' N
* Longitudine: 15° 49' 0'' E [1]
* Altitudine: 22 m s.l.m.
* Superficie: 11 km²
* Densità: 462 ab./km²
* Frazioni: Cirella
* Comuni contigui: Belvedere Marittimo, Buonvicino, Grisolia, Maierà
* Cap: 87023
* Pref. tel: 0985
* Codice ISTAT: 078048
* Codice catasto: D289

Diamante Libri
Nelle edicole e librerie di Diamante e Cirella il nuovo libro di Francesco Cirillo sulla storia di Diamante e Cirella. Il libro edito dalla casa editrice scaleota Il Diogene diretta da Nando Manco, racconta con il solito modo semplice e divulgativo, la nascita di Diamante e Cirella. Un libro ricco di storie , fatti e leggende che Francesco Cirillo ha raccolto negli ultimi anni spulciando negli archivi storici della Chiesa Madre di Diamante, in quelli di Cosenza e di Napoli. Molte le notizie non conosciute e mai scritte che riguardano fatti storici avvenute nell' 800 e durante il fascismo a Diamante. Nel libro anche una piccola guida agli itinerari dei paesi dell'interno della costa tirrenica ed una piccola contro storia della vita di San Francesco di Paola. Un libro che si legge in un fiato e che arricchisce la conoscenza del proprio paese. "La memoria storica del proprio paese è molto importante - ha dichiarato Francesco Cirillo - perché più si conosce il proprio paese e si conoscono le proprie radici , più si ama il proprio paese e si rispetta tutto ciò che vi esiste. Proprio la mancata conoscenza delle proprie radici ha fatto si che negli anni scorsi si distruggessero importante vestigia storiche , come le mura del Carafa, la vendita della Torre cinquecentesca detta del Semaforo , le concessioni edilizie concesse attorno al Mausoleo. Tutte leggerezze delle passate amministrazioni che hanno deturpato un enorme nostro patrimonio ". Francesco Cirillo è un noto scrittore e giornalista, di Diamante, direttore dell'Olmo giornale mensile dell'Amministrazione comunale , ha scritto diversi altri saggi sulla Calabria, redattore del settimanale Mezzoeuro, per le sue inchieste scottanti sulle navi tossiche affondate in Calabria e sulla Jolly Rosso ha ricevuto nel 2005 il premio Luigiano d'Oro. Il libro è stato curato dal direttore della casa editrice Il Diogene di Scalea, e si presenta in una edizione molto ricca di foto a colori ed in bianco e nero. la copertina è stata creata dal giovane grafico Marcello Oliani.
 

 

Storia di Diamante (approfondimento)

Diamante è situata ai piedi del Monte La Caccia (m.1744), sul quale svetta maestoso il Massiccio della Montea (m. 1785) e si rispecchia nelle acque del mar Tirreno. Il paese, a 25 m. s.l.m., ha il suo centro storico arroccato sugli scogli del << Trijùnu >> e del << Timpùnu >> che vi formano una punta naturale con la forma caratteristica di un foglia trilobata dal nome greco "’Trion", che vuol dire "foglia di fico". Fu per caso, durante una tempesta, che i Focesi, abitanti della Lìdia, una regione sulle coste dell’Asia Minore, eseguendo i loro primi scambi commerciali per via mare con gli Osci, Lucani ed Etruschi, scoprirono questa insenatura come una rada sicura per attraccare le loro navi. Terminate le guerre puniche, il dominio di Roma si consolidò ulteriormente e questa si ritrovò con un’immensità di provincie da governare. Furono proprio i Romani portati dai loro viaggi a sostare sempre più di frequente nei pressi della foce del Torrente che, scambiando scaglie di mica per schegge e pietre di diamanti, diedero ad esso il nome di << FIUME DEL DIAMANTE >> come riportavano le carte topografiche fino al XVII° secolo circa. Alcuni marinai si stabilirono sulla collina di "Malfitano", chiamata così a loro ricordo e, proprio nei pressi della foce del Torrente, costruirono un mulino che presto denominarono << u Mulìnu du Cùrvu >>. La bellezza di questo paese inizia con la malizia del suo nome: Diamante, il nome di una pietra preziosa, che dà al centro tirrenico l’irresistibile fascino di un paesaggio naturale che sembra veramente incastonato tra il mare ed i monti.

Dall’epoca dei Romani il "Fiume del Diamante" estese in breve tempo il nome al territorio circostante dando origine alla "Terra del Diamante", toponimo che passò più tardi all’agglomerato urbano come riportavano le carte topografiche dal 1692 in poi. Su questo argomento però non mancano altre ipotesi.

Verso gli inizi del 1500 sopra gli scogli del Trione sulla << Punta di Diamante >> il principe di Bisignano Don Girolamo Sanseverino, padrone del territorio di Diamante dal 1465, fece costruire un torrione di guardia, prima difesa contro le incursioni Saracene e piratesche. Ma più che a Diamante, che ancora non esisteva come paese (però era già famoso per i capperi e le ginestre che crescevano selvaggemente sul roccione del Timpone), la torre era utile come avamposto ai territori di Belvedere e Buonvicino per evitare di essere sorpresi da eventuali attacchi da nord o dal mare. Intorno al torrione dei Sanseverino sorse più tardi un vera e propria fortificazione del territorio ad opera del principe di Bisignano Don TIBERIO CARAFA, padrone dei territori di Belvedere M.mo e di Diamante dal 1622. Le prime coltivazioni del territorio, che poi sarà il centro abitato di Diamante, risalgono al tempo dei Romani. Passato il pericolo delle incursioni Saracene, la gente che si era rifugiata nei paesi interni man mano comincia a spostarsi verso la costa dove avevano lasciato le varie attività agricole e dove il mare poteva essere non solo occasione di pesca, e quindi di sostentamento per vivere, ma anche un mezzo per iniziare un’intensa attività di traffici commerciali più immediati.

Il primo nucleo di abitanti venne incrementato nel 1647 da due famiglie ribelle di Amalfi, ricercate dal viceré spagnolo di Napoli Don Rodrigo Ponce de Leòn, duca D’Arcos, per aver fiancheggiato Masaniello nella sua rivolta. L’ultimo incremento della popolazione si ha nel 1649 con l’arrivo di altre due famiglie provenienti da Maierà, le quali, vessate dalle tasse e dalla prepotenza della principessa Donna Caterina Manriquez di Marano, patrona di Maierà e Cirella, di nascosto domandarono al Carafa di metterli sotto la sua protezione, avendo le loro abitazioni proprio sul confine, con Diamante, segnato dal Corvino. Nell’attuale zona del Calvario, dove sorge il Palazzo Siniscalchi, di fronte al Torrione, fu edificata dal Sanseverino una chiesetta, dotata di cimitero, dedicata a San Nicola di Bari. Il Carafa, come già sappiamo, non aveva la sua residenza effettiva a Diamante e, dopo l’allontanamento del Bargello, il piccolo paese si trovò sprovvisto di un suo diretto rappresentante per poterlo governare, come era in voga in quei tempi di spiccato feudalesimo. La scelta cadde sul giovane Duca Don Diamante Perrone, vassallo del Carafa.

Sconsacrata la chiesa di San Nicola, Diamante non aveva un altro luogo di culto adatto dove poter svolgere le funzioni sacre. Fu allora che il principe Tiberio Carafa, religioso e molto devoto della Madonna, decise di far costruire, a proprie spese, donando 37 ducati, una nuova chiesa e dedicarla all’Immacolata Concezione. Il principe Tiberio Carafa, mai venendo meno alla sua magnanimità, fece suo l’onore di donare alla nuova chiesa, da lui voluta, la monumentale statua dell’Immacolata Concezione da collocare sull’ altare maggiore, commissionandola ad uno scultore toscano. Il capitano del bastimento, visto il miracolo, consegnò alle autorità del tempo e al popolo la statua, e virando il timone, il bastimento scomparve verso ponente, là da dove era venuto.

Verso l’inizio del 1800, il centro abitato di Diamante s’ingrandì estendendosi fino all’attuale contrada dell’<< Aquàra >>, sul cui lato a mare esisteva una vasta area incolta, usata come piazza, dove fece edificare una cappella dedicata al Martire di Sebaste che nello spazio di alcuni anni divenne una graziosa chiesetta. Non si conosce l’anno di costruzione della chiesetta di S. Giuseppe, ma si sa che sorse come cappella di famiglia, situata nel centro storico. La chiesa contrariamente a quanto oggi si cede non fu costruita per il culto dell'immacolata ma per quella dell'addolorata. La statua lignea fu donata alla costruenda Chiesa in omaggio proprio a tutte le sofferenze che fino al 1736 il popolo di Diamante prima per una terribile epidemia poi per il terremoto soffrì. La leggenda più che la storia vuole che il culto dell'immacolata subenti dopo che un bastimento che trasportava l'attuale statua della madonna in Sicilia, si blocco misteriosamente proprio davanti il paese. E il bastimento riuscì a partire solo dopo che si decise di portare la statua lignea nella chiesa per evitare che si compromettesse la bellezza della statua. La Leggenda dice che uando la statua entrò nella Chiesa questa aveva le braccia incrociate sul petto e che la mattina il parroco la trovò cun un braccio sollevato verso il cielo con tre dita aperte, segno evidente di protezione dalle terribili piaghe che già Diamante come tutta la Calabria aveva sofferto: fame guerra terremoto. Dopo questo miracolo la popolazione in festa impedì che la statua potesse ritornare sul bastimento.

Dagli inizi del XVII° secolo fino a circa la fine del XVIII°, oltre che nel 1500 sotto i Sanseverino, Diamante esportava in quasi tutta Italia ed in alcuni paesi europei lo zucchero prodotto nelle piantagioni del principe Tiberio prima, e di Francesco M. Carafa dopo. Nella contrada "Pirrùpu" esisteva una fabbrica di tessuti chiamata << a Filànna >>. L’occasione della fiera diede al paese l’opportunità di essere conosciuto e d’intrecciare rapporti commerciali con i paesi limitrofi.

Nella piccola comunità di Diamante, verso la metà del XIX° secolo, la vita trascorreva all’insegna del lavoro e della ritrovata tranquillità. Ma una notte d’inverno essa fu turbata da un fatto raccapricciante…….. per questo fu costruito un arco per installarvi al suo interno un portone di ferro << a Porta da Terra >>. Nei moti diamantesi, come ho accennato prima, un contributo importante lo diede il capitano dei garibaldini Don Arcangelo Caselli.

Cirella dal 1811 era una borgata di Maierà e sotto richiesta del sindaco di Diamante, il Cav. Arcangelo Caselli,fu indetto un referendum, per decidere di staccare la borgata dal comune di Maierà ed aggregarla a quello di Diamante.

Alla fine del XIX° secolo, altri due avvenimenti contribuirono allo sviluppo di Diamante:

Il 2 maggio 1877 : L’ultimo avvenimento del secolo fu la costruzione del tronco ferroviario Napoli–Reggio C.

Sul finire del XIX° secolo Diamante, come il resto della Calabria, fu investita da un’ondata di emigrazioni.

Il 1900, ereditò dal vecchio secolo appena trascorso, l’emigrazione e, di conseguenza, un modesto tenore di vita.

Di li a poco i guai per Diamante sarebbero finiti: finalmente si stanziarono i fondi per la costruzione del Ponte Corvino.

Negli anni trenta, la vita a Diamante trascorse normalmente

Poche famiglie di nomadi, provenienti dalla Jugoslavia, attraverso la Puglia e la Basilicata nonché dall’interno della Calabria stessa, verso la fine degli anni cinquanta, si stabilirono a Diamante.

Con l’arrivo dei primi turisti a Diamante, i bar che si trovavano sul C/so Vitt. Emanuele, si organizzarono alla meglio, mettendo i primi tavoli sui marciapiedi antistante i locali stessi, per la degustazione di gelati e della granita di cedro, di produzione propria ammirando la scogliera, sulla quale, nacque la prima balera denominata << a Pista >>.

Fino agli inizi degli anni settanta, in Piazza XI Febbraio si teneva, il 4 Novembre di ogni anno, la commemorazione dei Caduti del primo conflitto mondiale organizzata da Don Giovanni Cosenza Cavaliere di Vittorio Veneto.

Cirella, attualmente frazione di Diamante distante 3 Km. dal suo centro urbano con circa 1500 abitanti, vanta anch’essa origini remote. Nel XVI° secolo, i viceré di Napoli, temendo incursioni piratesche lungo le coste del Tirreno, ordinarono la costruzione di torri di difesa.C ome uniche testimonianze della distrutta chiesa romanica di San Nicola Magno, rimasero il busto ligneo del 1500 della Madonna dei Fiori. Nel XVIII° secolo Cirella, come Diamante, aveva intrapreso rapporti commerciali con i francesi dove con l’ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, molte cose cambiarono. Sul trono di Napoli non sedevano più i Borboni, poiché Ferdinando IV fu spodestato .

Il popolo diamantese è molto religioso e questa religiosità non è tendente all’esibizionismo, ma è vissuta con tradizionalità, pur essendo stata adattata alle nuove norme della liturgia post–conciliare.

Così a Diamante, oltre alle due feste patronali dell’Immacolata, si celebrano altre feste nel corso dell’anno.

Nelle sere di Quaresima fino al Sabato Santo riecheggiano nell’aria i canti della "Passione di Gesù" ed il "Pianto di Maria" che le << chiùrme >> di pescatori e di giovani eseguono manoscritti.

La gastronomia, in un certo modo, ha delle attinenze con le feste paesane, avendo anche i riferimenti principali col Natale e con la Pasqua.

I diamantesi conservano ancora, nel loro patrimonio genetico, lo spirito di libertà di quei loro antenati, che si rifugiarono in questi luoghi per sfuggire alle vessazioni di duchi, baroni e feudatari.

 

 

Storia di Cirella (approfondimento)
Frammenti di storia:
Il territorio di Cirella e'stato abitato dall'uomo sin dal paleolitico superiore, come si evince dal materiale litico ed osseo trovato durante gli scavi del 1934 nella grotta dello scoglio di san Giovanni.
Cirella si ingrandì con l'arrivo dei romani. Uno storico dell'800 scriveva: "nei territori di Cirella furono trovate monete consolari, imperiali e meta pontine.
Fuori della città si ammirano le vestigia di tre templi del paganesimo e intorno a queste reliquie si trovano innumerevoli tombe, coperte da mattoni nelle quali si conservano lucerne, monete e l'istrumento del proprio lavoro". Oggi restano a testimonianza di questo lavoro:
Il pantheon, cocci e pezzi di mosaico che a volte emergono dal suolo soprattutto a ridosso del "fortino" e sulla "punta", alcune colonne e il capitello corinzio situati nella chiesa, due tronchi di colonna in piazza santa Maria dei fiori, un tronco di colonna di fattura più elegante nel palazzo ducale.

Cosa c'è da vedere a Cirella:

  • Parrocchia e piazza santa Maria dei fiori;

  • Punta di Cirella che si raggiunge con una strada panoramica;

  • Ogni tratto di scogliera;

  • Il palazzo ducale;

  • L'interno del paese vista la presenza di murales che rendono più allegra la piccola Cirella.

Cosa c'è da vedere a Cirella vecchia:

  • I ruderi di Cirella;

  • La chiesa madre di san Nicola magno, all'interno delle mura di Cirella medievale;

  • Il convento di san Francesco, costruito nel 1545, e la chiesa annessa al convento dedicata alla madonna delle grazie nel 1558;

  • Il teatro di recente costruzione.

 

 

 


 

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